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Ho aspettato qualche giorno per descrivere questo viaggio, un viaggio pieno di emozioni, passione, amicizie, dove tutto è intenso e amplificato, adeguato alla commozione e alla fatica stessa. Un viaggio che quando arrivi non sei lo stesso che è partito, fai i conti con la parte più recondita di te, con le tue paure, con la tua anima.
Ho voluto leggere e raccogliere le sensazioni e le emozioni di tutti, le storie, le difficoltà avute e poi superate, i pianti alla fine del percorso dei nostri 15 bradipi che che si sono messi alla prova, chi per la prima volta, chi reiterando la bella sofferenza e tutto quello che il viaggio lascia dentro.
Andrea Bucra, Elena Lorati, Antonio Bonanni, Pietro Laurenti, Gianluca Pratesi, Marco Mercuri, Lisa Magnago, Fabrizio Del Papa, Kenny Bogdan, Paulo Cossio La Rosa, Edith Ventosilla, Francesco Pietrella, Tiziano Mercuri, Alessandro Meccia, Valentina Pici. Sono loro i "nostri" viaggiatori, sostenuti e supportati come sempre da tutti gli altri trepidanti bradipi in attesa della classifica finale, per sapere se fossero tutti arrivati indenni all'arco del traguardo.
Ognuno ha fatto il suo viaggio, ognuno ha la sua storia dietro, le ragioni che hanno spinto a intraprendere qualcosa che è oltre la corsa, con cui ad un certo punto ci si vuole misurare.
Andrea doveva farlo con un amico, ma si è ritrovato insieme ad altra compagnia, percorre i suoi km, fino a che la
mente si stacca dal corpo e rimane solo con se stesso e con la propria anima, passo dopo passo, al buio, correndo di notte tra salite e la spiritualità che inevitabilmente una gara così ti porta a dover affrontare, poi si intravede l’arco, il traguardo, l’obiettivo e finalmente puoi dire IO C’ERO.
Elena, è stata la
supporter più grande del gruppo, non smette di guardare la sua foto preferita, in cui traspare la stanchezza infinita, fianco a fianco con il suo amico triatleta che non l'ha mai abbandonata, per lei questa foto racchiude il Passatore. Al traguardo aspetta preoccupata Gianluca Pratesi, che arriva poco dopo di lei, anche lui ha finito il suo viaggio.
Antonio Bonanni e Pietro Laurenti che finiscono a pochi minuti uno dall'altro. Pietro mi racconta di come abbia fatto esperienza dagli errori del suo primo Passatore. Doveva essere il battesimo dei 50 anni, per lui ed altri amici, ma poi il Covid si sa ha fatto tabula rasa, si ritrova quindi nell'edizione 2022. Il suo obiettivo è stare intorno alle 10 ore, fa errori da "pivello" (cit.), sottovaluta il pre-gara, dorme poco, parte presto, passeggia rimane sotto il sole, nell'attesa di partire, non si idrata e fa caldo. Capisce l'errore quando scavalca la Colla dove non può fermarsi, al ristoro danno brodino, ci vorrebbe un integratore, ma non li ha, chi vuole fare il tempo deve realizzarlo nella 2a parte di gara, deve sapersi alimentare e idratare prima per avere l'energia per correre gli ultimi 35km. A Marradi si arriva col buio, i saliscendi continui e i dolori allo stomaco lo fanno stare male. Sale la sua autostima, ci crede e decide di continuare, incontra tante persone che fuori dalle loro case mettono banchetti, lo incitano e lo salutano, i chilometri se ne vanno, lo passa Elena, stanchissima che se potesse lo poterebbe in braccio, poi l'arco, arriva finalmente, esausto. Questa è la sua
"Edizione zero" dalla quale si ripartirà il prossimo anno, con un bagaglio di consapevolezza in più.
Marco Mercuri, veterano di questa distanza, sa cosa lo aspetta e sa come gestirla. Anche per Lisa non è il primo, ne ha fatto 8, lei, ultramaratoneta con 177 tra maratone e ultra sa sicuramente come affrontarlo questo viaggio. Per lei questa è l'edizione più sofferta in assoluto e anche la più “lenta”. Parte con una infezione all’occhio e sotto antibiotici per una edizione che è stata decisamente la più calda in assoluto. Ci racconta che l’organizzazione, forse per lo stop della gara per due anni o per la morte dell’ideatore e fondatore Pirì, proprio quest’anno è stato tutto molto carente. Annullando la possibilità di far depositare una borsa per il cambio alla Colla e fornendo dei ristori davvero miseri rispetto agli anni precedenti. Inoltre la quantità di auto assistenza (vietate su regolamento) e di bici /motorini, ha fatto sì che si perdesse gran parte della magia che solitamente si vive, specialmente nella seconda parte del percorso. Lisa afferma che
Il Passatore è meraviglioso, proprio perché è un viaggio attraverso Borghi e natura, ma se di viene distratti dalle luci dei fanali e dal rumore dei motori, il fascino svanisce e resta tanta amarezza. Lisa così come le altre ragazze della squadra hanno preso parte al progetto Brooks delle
100 donne per 100km con la raccolta fondi per beneficenza.
Un racconto emozionante e quello di Fabrizio Del Papa che in difficoltà pensa al ritiro, viene raggiunto da Marco Mercuri che lo sprona e lo aiuta a riprendere, alla fine Fabrizio arriva in lacrime ringrazia Marco che non ha badato al risultato ma ad aiutare il proprio compagno di squadra.
Anche Cornelia
Kenny Bogdan descrive questo viaggio di luoghi magnifici sudore e compagni di viaggio. Paulo ed Edith con le oltre 100 maratone alle spalle, si godono per l'ennesima volta questa strada.
Francesco Tiziano e Alessandro, lo affrontano insieme, è il loro primo, sono ancora scossi ed emozionati per quanto fatto. Gara inimmaginabile che anche i racconti ascoltati non rendono giustizia il Passatore bisogna farlo e basta.
Francesco parla del suo viaggio, dei suoi errori da principiante, che sono poi la cosa che fa da sparti acque, tra loro e i veterani. Ci conferma in molti punti quanto affermato da Pietro, "
Edizione zero" anche per lui. Durante la preparazione c'è una ricerca spasmodica di km da mettere sulle gambe, ma alla fine la differenza la fanno i dettagli, le piccole cose, Francesco che non ha mai usato ne creme lenitive ne gel, si ritrova già intorno al 30°km con bruciori da tutte le parti. Capisce che qualcosa non va nemmeno nei piedi perché inizia a sentire dei dolori, ma si va avanti. Il viaggio è lungo, lunghissimo perché si arriva alla Colla col buio, non doveva andare così, la discesa si fa camminando, i piedi urlano, i compagni di squadra anche se stanno bene non lo abbandonano, Francesco pensa che ognuno debba fare il suo percorso, ma essere vicini, supportarsi da coraggio a tutti, perché i dubbi sono davvero tanti, nessuno sa cosa può succedere dopo altri 10 km, meglio stare insieme. I dolori ai piedi sono devastanti, ma si continua a correre (poco) e camminare. In cima alla Colla il cartello per Faenza indica che mancano ancora 52km, sono davvero troppi, lo scoraggiamento il buio l'alimentazione non adeguata, ma soprattutto i dolori creano una barriera che sembra invalicabile. Ma si va avanti. Alla fine arrivano, alle 10 del mattino di nuovo con quel caldo asfissiante. All'arrivo ci sono Kenny e Lisa ad abbracciarli, un lungo e silenzioso abbraccio che dice tante cose. La cosa più difficile è togliersi le scarpe, i piedi sono distrutti, si va infermeria per le medicazioni, è tutto così confuso, nella testa impazzano mille pensieri che a distanza di 3 giorni non hanno trovato il proprio posto, ma già si pensa alla prossima edizione. L'amarezza c'è per gli errori fatti, ma è uno scotto da pagare, per tutti.
Anche Valentina ci racconta le sue impressioni, a lei le lunghe distanze non fanno paura, questa volta è stata stata la più dura di tutte, il Covid tre settimane prima della partenza ha fatto saltare l’ultimo fondamentale lunghissimo e in più ha lasciato non pochi affaticamenti, inoltre ha pagato la paura di non voler restare sola già dai primi km rallentando quando potevo andare, con il risultato che le ore sono diventate troppe. Al 90ºkm il muro, sfatta distrutta, se non fosse stato per Elena Carraro al suo fianco dai primi km Vale dice che si sarebbe ritirata anche al 98°, "persino quando ho visto il gonfiabile ho detto di non voler arrivare , mi ha trascinato 3 h per fare gli ultimi 10km" (cit.).
Felice comunque di essere arrivata, anche lei ha imparato tanto da questa edizione e non vede già l’ora di ripartire per il prossimo.
li passatore e una contrapposizione tra (io solo) ed (io insieme).
Sicuramente nel pre gara e durante la prima parte forse complice anche la luce del giorno e la salita c'è un
noi un
ce la facciamo, ma poi arriva la notte arriva la stanchezza. un chilometro non equivale più a 1000m o a sei minuti, equivale a infinito. Si cerca
step by step la luce del punto di ristoro. Si cerca conforto, quel sorriso dei volontari e di quelli che come te si ostinano a superare i crampi che ti induriscono sempre di più le gambe e la mente. La notte sempre più buia prova a prendere la tua mente ma non si può mollare, troppo i sacrifici fatti e poi si è tutti su una barca dove ognuno rema con le poche forze rimaste. Mille sono le emozioni all'arrivo. Stanchi dolenti e all'occorrenza anche bisognosi di sanitari, però sorridenti.
La notte sta lasciando spazio all'alba. È questa la metafora del passatore è quest'alba questo nuovo giorno questo nuovo io che in autostima, per sentirsi così, senza
time senza
personal best ma felice per aver condiviso con ognuno questa indescrivibile esperienza.